Giorni selvaggi: Outdoor Education e Team building per le guide OP
Novembre, Parco Naturale dell’ Aveto. Outdoor Education per lo staff di Outdoor Portofino. Due giorni di team building, orienteering e corso di sopravvivenza passati nei boschi per condividere conoscenze, tecniche e passione outdoor per cinque guide e istruttori del Team OP.
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Articolo scritto a quattro mani da Simone Casellato e Nicola Brignole.
5 amici all’avventura
Dopo una lunga stagione sempre in mare sentivamo il bisogno di cambiare scenario. Cosi abbiamo deciso di avventurarci nell’entroterra ligure.
Le intenzioni erano chiare, trascorrere una notte campeggiando nei boschi. Riducendo il più possibile l’attrezzatura, cercando di utilizzare solo le nostre competenze del mondo outdoor e le abilità di bushcraft, senza consultare i nostri smartphone ad ogni dubbio.
Avremmo portato con noi due libri ciascuno a sostituire l’abusato Google.
Lunedì 28 Ottobre Luca, Giuseppe, Alessio, Nicola e Simone si sono messi in viaggio in direzione Ventarola nel Parco Naturale dell’ Aveto.
Sulla via delle montagne l’ultimo contatto con la civiltà è stato a Borzonasca al famoso bar Macera. Obbligata sosta per chi ama i dolci e le specialità locali. Caffè e “ruetta” (un tipico frollino) è d’obbligo.
Raggiunta Ventarola abbiamo incontrato alcuni cercatori di funghi i quali, preoccupati, ci hanno chiesto se avessimo bisogno del rifugio Ventarola. Declinata la gentile offerta ci siano inoltrati nella natura meravigliosa.
Ci trovavamo ai piedi del monte Ramaceto nella riserva orientale del Parco Naturale dell’ Aveto.
Una “casa” tra i boschi
Superato un breve tratto di sentiero abbiamo subito trovato il luogo ideale per il nostro campo base, una piana erbosa tra un fiume gelido e vivo e le dolci pendici di Cima d’Acero. Avevamo portato con noi una tenda da 10 posti, volevamo stare comodi!
Certo il montaggio poteva spaventare chiunque, ma con il gioco di squadra ed il cuore leggero in breve la tenda ha preso forma. Una casa accogliente.
Ci siamo subito divisi i compiti, Giuseppe e Luca dovevano occuparsi di accendere il fuoco, raccogliere la legna spettava a Nicola e Simone e prendere l’acqua dal fiume per depurarla sul falò era il compito di Alessio.
Accendere il fuoco ha richiesto non poco impegno a causa dell’ umidità, ma ben prima dell’imbrunire alte fiamme ardevano nel campo.
Giocare a perdersi
Dopo un breve bivacco abbiamo cominciato l’attività. Inizialmente avevamo programmato un trekking verso la vetta del monte Ramaceto, ma poi, giocando con bussole, altimetro e mappe, abbiamo pianificato un percorso fuori dai sentieri.
Individuato sulla mappa un alto rilievo poco distante dal campo base e situato a est dalla nostra posizione, ci siamo avviati. La salita è stata molto impervia, non stavamo percorrendo alcun sentiero quindi abbiamo dovuto oltrepassare una fitta vegetazione. La vista ci ha ripagato degli sforzi. Le valli sottostanti si aprivano sotto ai nostri occhi. Cavalli selvaggi pascolavano liberi tra prati verdi e boschi dai mille colori.
Raggiunta la cima siamo stati abbracciati dalle nubi che circondavano il pendio. Ora veniva il difficile. Dovevamo scendere fino ad una quota stabilita per poi mantenerla aggirando il pendio. Nei nostri piani questo ci avrebbe consentito di arrivare esattamente nei pressi di un quadrivio (Passo della Crocetta).
Abbiamo sbagliato la discesa e questo ci ha portato fuori strada (a Crocetta, sotto Cima d’Acero). Ritornati sui nostri passi siamo rientrati al campo base al buio senza mai aver trovato il quadrivio.
Cena al lume di falò
Abbiamo risvegliato il fuoco dormiente e acceso nuovamente un caldo falò. Con noi avevamo portato carne da cuocere sulla brace e del buon vino rosso per scaldare l’anima.
Ma nessuna griglia! Abbiamo cotto la carne direttamente sulle pietre e qualcuno di noi ha persino dovuto improvvisare tazze e bicchieri.
La carne aveva un sapore vero che forse non avevamo mai provato, il vino avvolgeva i nostri pensieri. Cinque amici intorno ad un fuoco sotto il cielo plumbeo delle montagne a condividere i loro racconti.
Ritorno sui “passi”
Ha piovuto tutta la notte, ma il riposo è stato ristoratore.
Aperti gli occhi alle prime luci dell’alba abbiamo consumato una rapida colazione. Esserci persi ha tormentato i nostri sogni quindi volevamo trovare a tutti i costi il quadrivio perduto e capire dove avessimo sbagliato il giorno precedente. Pioveva, ma questo non ci ha scoraggiato nel metterci nuovamente in cammino.
In breve si è trovato il quadrivio aiutandoci con bussole ed altimetro. Da lì abbiamo completato il percorso ad anello scendendo per ripidi boschi e attraversando numerosi guadi.
Tornati al campo base ci siamo concessi una vera colazione, pollo freddo avanzato dal bivacco serale. Buonissimo!
Smontato il nostro campo siamo tornati nel borgo di Ventarola dove avevamo iniziato l’ avventura. Abbiamo passato solo una notte nella natura ma dentro noi stessi ci sentivamo come di ritorno da una lunga spedizione.
Noi di Outdoor Portofino viviamo spesso fuori dalla nostra zona di comfort. Una notte nei boschi a Novembre, senza molte comodità può spaventare, ma crediamo che sia necessario per ognuno di noi ritornare al vero contatto con la natura.