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Educazione all’aperto: 4 miti da sfatare

Forse avete già sentito parlare di educazione all’aperto, chiamata anche outdoor education. Nonostante gli effetti benefici comprovati, in Italia è ancora poco sviluppata a causa di alcune credenze e pregiudizi radicati nella nostra cultura.

Ecco qui 4 miti da sfatare per convincervi che l’educazione all’aperto è una valida soluzione per il presente e per il futuro!

1. Educazione all’aperto: “quando fa freddo ci si ammala”

FALSO.

Anzi ci sono numerosi studi che dimostrano come svolgere attività all’aria aperta abbia divesi risvolti positivi sulla salute fisica e mentale delle persone. Inoltre aiuta in modo diretto la funzionalità del sistema immunitario poichè:

La temperatura e le stagioni non sono una scusa valida per smettere di fare attività di educazione all’aria aperta! Il segreto è sapersi organizzare e procurarsi la giusta attrezzatura.

Cosa serve quando fa freddo:

A seconda del tipo di attività, dell’ambiente in cui si svolge e della temperatura esterna, il materiale necessario sarà diverso. Tuttavia ecco i miei must have per fare attività all’aria aperta quando calano le temperature:

  • Maglia termica, da indossare a contatto con la pelle. Utile e adattabile a qualsiasi attività acquatica o terrestre;
  • Calzettoni termici, guanti e cappello. Le estremità del corpo infatti sono quelle più sensibili al freddo, prenditene cura;
  • Thermos con bevanda calda. Che sia thè, caffè o cioccolata (a seconda dei gusti!) non c’è niente di più rigenerante di una bevanda calda quando le temperature si fanno più rigide.

Ciò che ci condiziona di più è l’abitudine. Svolgere attività educative all’aria aperta con regolarità, in tutte le stagioni, vi regalerà una nuova forma mentis e vi aiuterà ad essere meno rigidi e più adattabili alle diverse condizioni dell’ambiente.

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Con i giusti accorgimenti anche il mare è a portata tutto l’anno

2. Educazione all’aperto: “se piove non si può fare”

FALSO.

Così come il freddo anche la pioggia è un elemento che fa parte dell’esperienza outdoor. Essere capaci di adattare i programmi e procurarsi i giusti accessori è il segreto per vivere al meglio anche le giornate grigie e uggiose.

Cosa serve quando piove:

  • Mantella o completo di cerata
  • Scarpe idrorepellenti o stivali di gomma
  • Cambio asciutto di riserva

Attività di educazione all’aperto da fare quando piove:

Premesso che con una buona cerata, un paio di stivali e spirito di adattamento si può fare qualsiasi cosa, ecco qui qualche idea sulle attività da svolgere durante le giornate più piovose:

  • Costruzione di uno shelter  (o rifugio): a seconda del territorio, delle condizioni e del materiale a disposizione questa è sempre un’attività divertente e stimolante (oltre che utile per ripararsi all’asciutto!). Alcune conoscenze base di natural survival vi aiuteranno ad imparare dove e come realizzarlo.
  • Attività in acqua: fare attività come kayak, sup o coasteering sotto la pioggia ha sempre il suo fascino. In più siamo già attrezzati per bagnarci, quindi perchè no?! (clicca qui per conoscere tutti i segreti per vivere il mare anche d’inverno)

I consigli dell’esperta:

Ecco Francesca, Ligure di nascita e ora mamma in una famiglia multinazionale. Da qualche anno con tutta la famiglia italo-franco-brasiliana si è trasferita in Lussemburgo. Là, così come in altri paesi nordici, le attività di educazione all’aperto sono parte integrante del programma didattico scolastico e della vita quotidiana.

Ciao Francesca! Com’è stato il primo approccio, tuo e delle tue bambine (3 e 6 anni), con l’outdoor education di stampo nordico?

“Nel 2016 arrivo in Lussemburgo dopo 4 anni in Brasile dove normalmente per precauzione i bambini appena nati non escono di casa per 3 mesi (si, hai capito bene 3 mesi!). Arrivo in Lussemburgo con una figlia di 2 anni alla mia prima riunione all’asilo nido. Dopo i convenevoli, la prima affermazione é stata: qui non siamo seconde mamme, ma educatrici, e la seconda: non esistono brutte stagioni, ma solo un abbigliamento sbagliato. Lì per lì non ci feci caso, ma poi capii e corsi ai ripari, ecco il nuovo guardaroba: pantaloni da pioggia, da neve, tutine intere, stivali da pioggia, stivali da neve, guanti di lana, guanti impermeabili, scaldacollo (mai sciarpa), berretto caldo dentro e impermeabile fuori, occhiali da sole (molto più usati che da noi in Italia, anche se il sole lo vediamo davvero poco) e via!”

Come si adattano i bambini alla vita all’aperto durante le diverse stagioni?

“Qui per legge i bambini devono fare attività di educazione all’aperto almeno 2 ore nel corso della loro giornata scolastica. Una di mattina e una di pomeriggio, con ogni condizione meteo e temperatura: pioggia, diluvio, neve, ghiaccio, sole, fango, dai +35° C d’estate ai -15° C d’inverno. Ora mia figlia più grande è alle elementari e la materia che chiamano cosmique (di cui fanno parte biologia, scienze della terra, astronomia) la fa quasi sempre nella foresta. Inoltre durante tutta la settimana: bici, arrampicata, fattoria, orto in giardino.

In classe le finestre sono regolarmente aperte e i bambini si vestono da soli e sanno ormai regolarsi con le temperature. Le mie figlie se vedono piovere e vogliono andare al parco di fronte a casa cercano semplicemente i loro pantaloni da pioggia, così come se a inizio novembre vengono in vacanza in Liguria e sentono caldo, si spogliano e si gettano in mare. Hanno imparato perfettamente ad autoregolarsi.”

Quali sono le tue impressioni sulla relazione salute/vita outdoor?

“Ecco i consigli basici dei pediatri in Lussemburgo per il classico catarro: niente aerosol, ma doccia calda col vapore e al massimo seduta dal fisioterapista per espettorare. Tosse? Dormire con la finestra aperta. Si, capito bene, dormire con la finestra aperta. E funziona. Così come funziona la vita all’aria aperta per il benessere del corpo e dello spirito.

Qui il problema Covid-19 non ha fatto altro (oltre alle restrizioni che già conosciamo ovunque) che incentivare la scuola in foresta per permettere ai bambini di stare fuori il più posibile. E noi, genitori “latini” ci siamo adeguati: abbiamo comprato una canoa per laghi e fiumi e il week end si va! Perché :” il n’y a pas de mauvais temps, juste de mauvais équipements!”

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Esplorando la natura nei dintorni di Lussemburgo città

3. Educazione all’aperto: “viviamo in città, la natura è lontana”

SIETE SICURI?

Innanzi tutto c’è da capire che le attività di educazione all’aperto possono essere svolte dovunque: al mare, al fiume, al lago, nel bosco, in montagna, in campagna. Ci sono inoltre molte attività che possono essere fatte anche in piazza, in giardino o nel cortile della scuola, basta avere un po’ di fantasia!

Cercate le oasi nascoste della vostra città o nei dintorni. Per esempio piccoli parchi naturali, torrentelli, aree verdi e pensate a ciò che queste zone possono offrire.

Investite in giornate fuori porta. Non serve avere tanto tempo a disposizione per vivere la natura, a volte sembra lontana ma bastano pochi chilometri di viaggio per raggiungere posti incredibili vicino a casa.

I consigli dell’esperta:

Facciamo due chiacchere con Marina Luciani alias Avventura Sulle Gambe. Guida Ambientale ed Escursionistica di professione e grande amica di Outdoor Portofino.

Ciao Marina! Che consigli daresti ad un cittadino che ha voglia di approcciarsi a nuove attività nella natura?

“Anche se siamo nati in città, ricordiamoci che non siamo fatti per viverci. L’uomo popola la Terra da più di un milione di anni ed è solo da qualche migliaio che vive in un contesto urbano: la sua evoluzione ha quindi avuto luogo per lo più in ambiente naturale. Il nostro corpo, la nostra mente e tutti i nostri sensi sono programmati per stare in Natura.

Decidere di distaccarci dalla città e riavvicinarsi alla natura è un modo per riscoprirci parte di essa. Ritrovare e risvegliare il nostro istinto naturale è bellissimo e può regalarci un forte senso di libertà. Il mio consiglio è quello di riavvicinarsi ad essa con attenzione, consapevolezza e rispetto.”

Scegliere di affidarsi ad una Guida in questo processo significa farsi accompagnare alla scoperta del proprio senso di appartenenza alla Natura, attraverso la conoscenza di questa e del proprio ruolo nell’ambiente.”

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Avventura sulle Gambe alla scoperta dell’Oasi Zegna

Ma se proprio siete in città e non potete allontanarvi ecco qualche idea per poter vivere il mondo outdoor dovunque voi siate.

Attività di educazione all’aperto da fare in città:

  • Street orienteering: imparare ad usare bussola e mappa può essere divertente anche in ambiente urbano, oltre a migliorare la vostra capacità di orientamento è una buona occasione per scoprire gli angoli nascosti della città;
  • Clean up: organizzare un’azione di pulizia delle aree verdi della città può dare grande soddisfazione. Inoltre aiuta a sensibilizzare la popolazione sul problema ambientale e porta beneficio a tutta la comunità;
  • Giardino/orto da balcone: esistono diverse piante che non necessitano di grandi spazi per essere coltivate. Approfittatene per creare una piccola area verde sul vostro balcone, in giardino o in cortile.

4. Educazione all’aperto: “ma si impara per davvero?”

CERTO!

Come abbiamo già detto nei precedenti articoli, e non ci stancheremo mai di ripeterlo, l’educazione all’aperto e lo stare in natura ha un ruolo fondamentale nella crescita personale dell’individuo. Le attività didattiche nella natura infatti aumentano il bagaglio culturale e di conoscenze, migliorano la capacità di osservazione e di ragionamento complesso, portando le persone a porsi domande e affrontare pensieri e situazioni sempre nuove.

Oltre che all’individuo fa bene anche alla società. Infatti queste attività aiutano a ristabilire un contatto reale con l’ambiente e le persone che si hanno attorno e favoriscono lo sviluppo di comportamenti sostenibili e responsabili atti a preservare il mondo in cui tutti viviamo.

Ecco qui un breve video-racconto della nostra esperienza con le attività per bambini che noi chiamiamo proprio Scuola Natura.

Vi chiedo quindi: come sarebbe la nostra vita se le attività di Outdoor Education fossero parte integrante delle nostre giornate? Non solo nel tempo libero, ma come sarebbe se facessero parte del percorso scolastico e della giornata lavorativa? Secondo me molte cose sarebbero diverse, probabilmente migliori.

Autrice: Giulia Bertora, fisioterapista // istruttrice kayak e sup // in mare 12 mesi l’anno

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